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Con-Tatto. Il design incontra il corpo.

“Con_tatto” ovvero i mobili con la pelle malata. Il progetto è nato dall’incontro tra il designer faber Alessio Gismondi, di Civitavecchia, e i dermatologi Massimo Papi e Biagio Didona, ed è stato presentato a Trento.

Arte applicata alla dermatologia, con la finalità di aiutare il pubblico a riflettere, con delicatezza, sul tema delle malattie cutanee. E’ stato progettato e prodotto, in una serie limitata di nove esemplari, un mobile-tipo, il cui design si ispira al tronco umano, con le gambe che staccano il corpo del contenitore da terra. Ciascun complemento antropomorfo è reso unico da una diversa finitura decorativa: la pelle.

La pelle di ogni elemento è stata personalizzata, infatti, con i segni caratteristici di ognuna delle patologie come elemento decorativo, dai colori e dalle forme fino agli elementi tattili, proprio per invitare il pubblico a un contatto fisico con le malattie. Con il risultato di un mobile che vuole essere toccato.

Le nove patologie rappresentate sono state selezionate tra quelle che colpiscono in maniera trasversale la popolazione e che, tuttavia, continuano a generare inquietudine e, in molti casi, l’emarginazione del malato. I mobili riproducono vitiligine biancolatte, cheloidi, psoriasi, ittiosi, orticaria, cheratodermia.

Per il suo valore scientifico e artistico e per la vera e propria funzione sociale attribuita agli oggetti realizzati, “con_tatto” è stato selezionato e inserito dal Muse nel calendario degli eventi in programma in luoghi suggestivi della città di Trento. La mostra sarà allestita presso la Facoltà di Lettere.

“Noi curatori di ‘con_tatto’ – dichiarano Gismondi, Papi e Didona – siamo particolarmente lieti di essere stati chiamati a partecipare all’apertura del Museo, contesto che richiama perfettamente l’idea che fin dall’inizio ci ha mossi: quella di guardare il mondo da una nuova prospettiva, aiutando ciascuno a costruire un pensiero consapevole riguardo alla scienza in generale e anche alle questioni etiche e sociali che essa mette in campo”.

Il design del mobile è dell’arch. Simone Lorenzoni, foto Luca Riccioni

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